János Sebestyén (harpsichord) J.S. Bach dai XVI Concerti trascritti per clavicembalo

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János Sebestyén Neupert harpsichord
Released 1973 by Angelicum, Milan Italy STA 9015
Recorded circa 1969 at the Angelicum Studio in Milan, Italy.
Recorded by Thomas Gallia.
None of this information is included in the documentation of the recording.

Thanks to Robert Tifft the webmaster of the European Revival Harpsichordists ( for providing all the documentation and already cleaned up acoustic material to make this publication possible.

Facciata A
Concerto in re minore BWV 974 da B. Marcello
00:00 ———– (no tempo indication)
03:03 Adagio
08:01 Presto
Concerto in sol minore BWV 985 da G. Ph. Telemann
12:55 ———– (no tempo indication)
15:35 Adagio
18:29 Allegro

Facciata B
Concerto in do maggiore BWV 984 dal duca J. Ernst di Sassonia-Weimar
20:50 ———– (no tempo indication)
24:10 Adagio e affettoso
27:07 Allegro assai
Concerto in sol maggiore BWV 986 da Anonimo (forse G. Ph. Telemann)
30:17 ———– (no tempo indication)
32:22 Adagio
33:50 Allegro
Concerto in re minore BWV 987 dal duca J. Ernst di Sassonia-Weimar
35:32 ———– (no tempo indication) 36:10 Presto 36:29 ————- (no tempo indication) 37:21 Presto 37:40 ———- (no tempo indication)
38:39 Allegro
40:40 Adagio
41:21 Vivace

La storia dei rapporti di J. S. Bach con la forma del concerto italiano si svolge attraverso varie tappe che coincidono con alcuni momenti fondamentali non solo della sua carriera c reativa, ma, in senso lato, del suo ufficio di maestro di cappella e di compositore di corte.
La prima occasione per accostarsi al nuovo genere, abbandonando la sfera ristretta del repertorio musicale legato all’ambiente municipale ed ecclesiastico nel quale il musicista si era formato , gli fu . data dalla nomina di Kammermusikus und Hofforganist presso la corte di Weimar nel 1708″, trasformata nel 1714 in quella di Konzertmeister . Le pratiche incombenze di Bach lo portavano a ricercare e ad eseguire le opere di Vivaldi , di Albinoni , di Legrenzi , di Alessandro e Benedetto Marcello, di Bonporti , di quella « scuola lombarda”, insomma, che aveva in grazia della singolare novità e progressività d el credo estetico da essa propugnato, vastissima diffusione ed entusiastico seguito nell ‘ambiente musicale tedesco del primo Settecento. Basti pensare a musicisti come Heinichen, Stalzel, Quantz e allo stesso Telemann, germanizzante per puntiglio e italianizzante per vocazione. Nella corte di Weimar il gusto italiano aveva nell ‘organista J. G. Walther (che per primo curò la trascrizione per organo di concerti italiani’, aprendo la strada che doveva seguire di Il a poco Bach) , e nel geniale nipote del duca, Johann Ernst von Sachsen-Weimar (che doveva morire a sol i diciannove anni nel 1716) due valorosi ed autorevoli seguaci. In questo contesto si inserisce l ‘incontro di Bach con la musica italiana e in particolare con quella di Vivaldi – senz’altro il maestro italiano (e basterebbero a confermarlo le testimonianze di Wilhelm Friedmann e di Cari Philipp Emanuel Bach riportate dal Forkel) che più profondamente colpì il musicista tedesco : non a caso Bach ne trascrisse 3 concerti per l’organo e ben sei per il cembalo, senza contare la rielaborazione avvenuta durante gli anni di Lipsia, del decimo concerto della Stravaganza per quattro clavicembali.

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